Marzo 4 2017

Talebani e russi: questa strana amicizia afgana

Talebani

I Talebani sono considerati dalla Russia una minaccia minore rispetto ai suoi interessi di lungo termine.

Malgrado l’avversione di lunga data tra Mosca e i Talebani, la crescente minaccia dei gruppi jihadisti transnazionali, le risorse limitate del governo di Kabul, l’inefficacia della presenza americana, la possibilità che il paese scivoli nel caos, hanno indotto le autorità di Mosca a ritenere che i Talebani possano essere parte di una soluzione politica di lungo termine in Afghanistan.

Una generazione dopo che il suo esercito, ha invaso, occupato e poi si è ritirato dall’Afghanistan, la Russia emerge come potenza mediatrice in l’Afghanistan. Verrebbe da chiedersi: ma come ha fatto Mosca a guadagnarsi questa posizione? La risposta è molto semplice: ha aperto un canale di dialogo con i Talebani.

Prima di continuare a leggere, vi propongo una scheda molto breve sui

Talebani

I Talebani sono stati al potere all’apice della guerra civile fino all’ottobre del 2001 stabilendo l’Emirato islamico in Afghanistan, rovesciando quindi il governo afghano appoggiato dai sovietici. Successivamente giustiziarono l’allora presidente pro-Russia: Mohammad Najibullah e offrirono rifugio ad Osama bin Laden così come a svariati gruppi tra cui il Movimento islamico dell’Uzbekistan che diffuse il terrore nell’Asia centrale post-sovietica.

Il ritorno della Russia in Afghanistan deve essere visto nel contesto del suo intervento in corso in Siria e nelle sua ambizioni geopolitiche nel più grande Medio Oriente. 

Le ambizioni della Russia

Allo stesso tempo, la riaffermazione dell’influenza russa in Afghanistan aderisce ad un più grande disegno della politica estera russa, in cui Mosca cerca di mediare accordi che gli permettono di espandere la sua impronta geopolitica a spese di Washington. Ricomponendo e magari concludendo un accordo di pace in Afghanistan, Mosca spera di poter rimpiazzare gli Stati Uniti come protettori dell’Afghanistan, posizionandosi come una potenza mediatrice decisiva, nell’Asia del Sud. In questa maniera, guadagnerebbe influenza sull’Afghanistan e potrebbe controllare la diffusione a nord sia del terrorismo che della droga.

La strategia: 

la Russia ha scrutato le azioni americane in Afghanistan cautamente, sostenendo la campagna del Presidente George W. Bush di distruggere i Talebani ed Al-Qaeda, inclusa l’iniziale invasione e il susseguente invio della International Security Assistance Force (ISAF) a guida americana. Dovendo affrontare la sua ondata di attacchi terroristici connessi alla guerra in Cecenia al tempo, la Russia (nei primi anni della prima presidenza Putin) si è trovata d’accordo con Bush nello sradicare il terrorismo alla sua fonte, offrendo finanche il suo benestare per l’apertura di nuove basi americane in Kyrgystan e in Uzbekistan.

Tuttavia Putin non prende mai decisioni a caso, il suo guadagno è stato quello di posizionare la Russia come partner indispensabile per gli americani, aumentando la sua stessa l’influenza.

Mosca ha da sempre nutrito due timori principali:

  1. un Afghanistan instabile che diventa terreno fiorente per il terrorismo transnazionale;
  2. l’incremento nella  produzione di oppio che inesorabilmente finisce in Russia e nell’Asia centrale. Secondo le Nazioni Unite, la Russia è tra i paesi con il tasso più alto di uso di oppiacei, overdose e infezioni legati all’HIV.

Proprio allo scopo di poter gestire questi due tipi di minacce, Putin ha acconsentito all’addestramento e ai rifornimenti per l’esercito afghano sostenuto dagli Stati Uniti.

Quando gli americani, apparentemente, si sono impegnati a ritirarsi dal Medio Oriente, la Russia ha visto l’occasione buona per riempire il vuoto, soprattutto in Siria, intervenendo quando era diventato chiaro che l’amministrazione Obama non l’avrebbe fatto.  Mosca ha anche rafforzato le relazioni con l’Egitto, l’Iraq, Israele, l’Iran, e in una maniera più limitata con l’India.
Anche se la Russia non soppianta gli Stati Uniti come il maggior sponsor di questi paesi, una maggior presenza in Afghanistan permetterà a Mosca di influenzare sviluppi alla periferia di quello che era l’Unione Sovietica.

La visione russa dei Talebani

La Russia posiziona i Talebani nella sua lista di organizzazioni terroristiche (unico paese al mondo, visto che i Talebani non compaiono né nella lista di organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato americano, né in quella delle Nazioni Unite, né in quella dell’Unione Europea), ma sostiene che essi, considerevolmente resilienti nelle due decadi passate, siano distinti da gruppi transnazionali come lo “Stato islamico” o Al Qaeda che hanno come obiettivo la Russia e l’occidente in quanto nemici dell’Islam.

Mosca vede i Talebani come una minaccia minore ai suoi interessi di lungo termine rispetto alla possibilità di un Afghanistan caotico, specialmente con un governo pro-americano a Kabul e le truppe americane in giro per il paese.
Nei mesi passati quindi, Mosca si è presentata molto più attiva nel suo ruolo diplomatico e di sicurezza. Nel dicembre 2015 Putin e l’allora leader dei Talebani Mullah Akhtar Mansour si sono incontrati in una base militare in Tajikistan, con fonti talebani che rivendicavano che Mosca aveva offerto armi e supporto finanziario. Altri rapporti indicano che i russi e i talebani s’incontravano già dal 2013 in Tajikistan insieme ad altri inviati di diversi stati dell’Asia Centrale.
Pur restando diffidente riguardo le relazioni dei Talebani con Al-Qaeda, la rete Haqqani e svariati gruppi jihadisti, Mosca appare disposta ad accettare le richieste dei Talebani.

Le speranze di Mosca

L’assistenza militare e finanziaria, spera Mosca, possano indurre i Talebani ad andare contro la reale minaccia: i jihadisti transnazionali.

La Russia sembra che aspiri ad utilizzare la rivalità tra i Talebani e lo “Stato islamico” per assicurarsi che il paese non diventi un altro santuario per lo “Stato islamico” che minaccia la Russia.

Le speranze dei Talebani

I Talebani dal canto auspicano la fine definitiva della presenza americana nel paese ed il raggiungimento del loro obiettivo politico: ristabilire l’emirato islamico in Afghanistan con l’applicazione della Sharia.

Chissà cosa ne sarà del futuro dell’Afghanistan che, per la serie non c’è mai fine al peggio, fa esperienza di un’ “amicizia ritrovata” tra i talebani e i russi.

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Pubblicato Marzo 4, 2017 da barbarafaccenda nella categoria "Asia", "politica internazionale

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Esperto politica internazionale

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