Il futuro politico palestinese esiste?
Negli ultimi sei mesi 434 palestinesi, compresi almeno 106 bambini, sono stati uccisi da Israele a West Bank, inclusa Gerusalemme Est. Nel nome della sicurezza, Israele ha irrigidito le restrizioni ai movimenti, allestendo dozzine di nuovi checkpoint, bloccando l’accesso ai villaggi. Israele ha revocato 200,000 permessi di lavoro in Israele agli abitanti di West Bank, aumentando il tasso di disoccupazione; un costo per l’economia palestinese stimato in circa 2,3 miliardi di dollari.
Nello stesso tempo, il movimento dei coloni israeliani ha utilizzato il conflitto a Gaza come copertura politica per accelerare ed espandere l’annessione ad Israele di territori palestinesi. Questo accade con un deciso aumento negli sfratti e nella violenza dei coloni contro le comunità vulnerabili. In risposta gli Stati Uniti e l’Europa hanno imposto delle sanzioni contro un piccolo numero di coloni estremisti.
Le azioni israeliane continuano a dare energia ai gruppi armati a West Bank che sfidano il controllo dell’Autoritá Palestinese, impegnandosi in attacchi regolari contro le forze israeliane e i coloni. I più forti di questi sono affiliati con Islamic Jihad.
A)
Palestinian Islamic Jihad (PIJ) é stata creata nel 1981 da Fathi Abd al-Aziz al-Shikaki, un dottore proveniente da Rafah nella Striscia di Gaza. Cresciuta attraverso la rete della Fratellanza Musulmana in Palestina si é subito sviluppata in una organizzazione distinta, plasmata da un crescente militarismo e molto influenzata dalla Rivoluzione iraniana del 1979. Ziyad al-Nakhalah é stato eletto segretario generale nel settembre del 2018, succeduto a Ramadan Shalah, uno dei primi membri di PIJ morto di ictus.
L’Iran resta la fonte chiave di finanziamento a tutt’oggi. Si crede che abbia una buona relazione di lavoro con i servizi di sicurezza egiziani, sebbene si sia spostata più vicino all’Iran nel periodo di al-Nakhalah.
PIJ agisce come un’avanguardia di elite piuttosto che come un movimento ampio basato sulla comunità e si oppone ad un impegno politico con Israele. Il gruppo registra una lunga storia di attacchi contro i soldati ed i civili israeliani, fin dagli anni 1980.
Il suo braccio armato Al- Quds Brigades (AQB) é stato fondato nel 1992. Esso é il secondo gruppo armato più ampio dopo Hamas Izz al-Din al-Qassam Brigades. Particolarmente attivo nel nord di West Bank nelle città di Nablus, Jenin dove opera sotto l’ombrello del cosiddetto “Jenin Battalion”. A seguito dell’assassinio del fondatore Fathi al-Shikaki nel 1995 AQB ha condotto numerosi attacchi contro i civili israeliani, incluso attacchi suicidi. Fathi é stato assassinato a Malta nel 1995 in rappresaglia di un doppio attacco suicida contro soldati israeliani a Beit Lid Junction in Israele. PIJ ha continuato la sua campagna di attacchi suicida contro obiettivi israeliani fino al 2007.
Sebbene PIJ sia aspramente critica nei confronti dell’Autoritá Palestinese e delle sue politiche, non partecipa alla politica e limita il suo ruolo ad un confronto militare con Israele. Pur tuttavia ha partecipato a lungo nelle politiche studentesche, schierando candidati nelle elezioni universitarie in Palestina sin dagli anni 1980. Il gruppo ha partecipato agli sforzi di riconciliazione intra-palestinesi tra Hamas e Fatah.
La struttura dell’organizzazione rimane segreta e visibilmente disciplinata in una composizione a cellule. I suoi primi membri erano attivisti islamici e studenti dell’Universitá islamica a Gaza. Ha attirato anche membri di Fatah e del Popular Front for the Liberation of Palestine.
B)
Al-Aqsa Martyrs Brigades di Fatah (AMB), che beneficia di stretti legami con i servizi di sicurezza dell’Autoritá Palestinese.
AMB é emerso durante la Seconda Intifada come una rete lasca di gruppi militari associati a Fatah, formata per la maggior parte da i rifugiati del campo Balata vicino a Nablus. Si da lì si é espansa in tutta West Bank e in Gaza dove spesso coopera con altri gruppi militanti incluso Islamic Jihad’s al-Quds Brigades e Hamas’ Izz al-Din al-Qassam Brigades. A Jenin, opera con altri gruppi sotto l’ombrello del cosiddetto “Jenin Battalion”.
Sebbene non sia mai stato ufficialmente riconosciuto o apertamente sostenuto da Fatah, molti leader di Fatah hanno mantenuto una relazione ambigua con AMB.
AMB é nominalmente guidata da Zakaria Zubeidi, un attivista di Fatah attualmente detenuto in Israele. Nel maggio del 2022, membri di AMB in Gaza hanno eletto Salem Thabet come loro leader militare. La mossa é stata rifiutata dalle brigate AMB a West Bank. Molti dei leader originari di AMB sono stati o catturati o uccisi da Israele. L’Autoritá Palestinese tra il 2007 – 2008 ha lanciato una campagna di sicurezza contro i membri del gruppo a Nablus e a Jenin. Nel 2010, i restanti attivisti hanno raggiunto un accordo con Israele attraverso l’Autoritá Palestinese per essere rimossi dalla lista israeliana dei ricercati in cambio di rinunciare alla violenza e deporre le armi all’Autoritá Palestinese. Molti di questi attivisti sono stati assorbiti nelle forze di sicurezza dell’Autoritá Palestinese. Altri hanno formato una varietà di gruppi scheggia come al-Aqsa Martyrs Brigades-Nidal al-Amoudi, al-Aqsa Martyrs Brigades-Jaish al-Asifah, al-Aqsa Martyrs Brigades-Ayman Jawda, Popular Resistance Committees (PRC) tutti attivi a Gaza.
AMB rivendica di essere la continuazione del “the storm” – al-Asifah e “Fatah Hawks” – Suqoor Fatah, gruppi armati di Fatah che erano stati assorbiti nelle forze di sicurezza dell’Autoritá Palestinese. Molti dei suoi membri più giovani erano parte di Tanzim, un movimento locale di attivisti di Fatah guidato da Marwan Barghouti, che Israele rivendica essere la guida di AMB. Durante la Seconda Intifada, AMB ha condotto numerose operazioni armate, il gruppo inizialmente ha come obiettivo i soldati ed i coloni israeliani a West Bank e a Gaza, ma dal 2002 si sposta verso gli attacchi suicida contro civili all’interno di Israele. Le Al-Aqsa Martyrs Brigades di Fatah godono di stretti legami con i servizi di sicurezza dell’Autorita’ Palestinese.
Mentre Hamas ha incitato i palestinesi ad imbracciare le armi, il suo braccio armato ha una presenza piu’ limitata a West Bank a causa delle campagne di sicurezza di Israele e dell’Autorita’ Palestinese contro di esse.
Tali gruppi armati spesso lavorano assieme, espandendo la loro presenza sul terreno grazie alla crescita del supporto popolare alla resistenza armata, soprattutto negli anni recenti e a seguito della crescente marginalizzazione dell’Autorita’ Palestinese.
La crisi di legittimità dell’Autoritá Palestinese é in parte dovuta a limiti suoi interni. La PA non ha tenuto elezioni dal 2006, i palestinesi la percepiscono come fuori portata, corrotta ed autoritaria. Senza un orizzonte politico sostenibile per l’indipendenza palestinese; una maggioranza di palestinesi considera essere un peso per il movimento nazionale palestinese.
Una crisi finanziaria causata dalle sanzioni israeliane e da un profondo declino nel sostegno dei donatori esacerbano ulteriormente le sfide locali che affronta la PA. A tutto ció si aggiunge un aumento della competizione tra figure di alto livello di Fatah su chi debba succedere ad Abbas (88 anni).
Hamas ha beneficiato molto dalla crescente disfunzione della PA, dalle rivalità interne a Fatah e dalla crescente violenza israelo-palestinese.
Malgrado gli sforzi di contrasto da parte dell’Autoritá Palestinese e di Israele, Hamas resta consolidata a West Bank, dove il 71 percento dei palestinesi approva la decisione di lanciare un’offensiva contro Israele il 7 ottobre.
Il ritorno dell’Autorita’ Palestinese a Gaza é considerato dalla maggior parte della comunità internazionale, ad eccezione di Israele, come un passo chiave per trasformare il conflitto verso la riconciliazione. L’Autorita’ Palestinese potrebbe mobilitare 70,000 funzionari statali e le forze di sicurezza affiliate a Fatah che sono rimaste sul suo libro paga da quando Hamas li ha cacciati da Gaza nel 2007. Potrebbe anche cooptare elementi delle strutture di governo di Hamas, incluso i funzionari di Hamas (45,000) che si sono occupati di tutto, dalla raccolta dei rifiuti alla politica locali e che sono stati precedentemente valutati da Israele come parti del precedente pacchetto di sostegno finanziario del Qatar.
Visto che Hamas sembra sopravvivere all’offensiva militare israeliana, l’Autoritá Palestinese ha bisogno di essere accettata per ritornare a Gaza. Nell’assenza di sostegno ad Hamas, tentare di restaurare la sicurezza dell’Autoritá Palestinese e la governance a Gaza potrebbe scatenare una guerra civile palestinese a West Bank. Tuttavia, la volontà del gruppo islamista di cedere il controllo di Gaza all’Autoritá Palestinese dominata da Fatah probabilmente richiederebbe un accordo più ampio per riformare l’Autoritá Palestinese e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina che l’ha creata, ampliare la rappresentanza politica e fondamentalmente tenere delle elezioni nazionali.
I governi occidentali nutrono timore che qualsiasi accordo tra Fatah ed Hamas, figurarsi libere ed eque elezioni, accorderebbero ulteriore potere al movimento islamista, creando un ulteriore tumulto. Washington ed i suoi partner europei hanno una visione più ristretta degli sforzi per rivitalizzare l’Autoritá Palestinese. Il cardine di questo é stata la pressione verso la formazione di un nuovo governo tecnocratico guidato dal Primo Ministro Mohammad Mustafa, stretto confidente di Abbas ed economista istruito negli Stati Uniti. Abbas ha nominato Mustafa come Primo Ministro a Marzo e in seguito approvato un nuovo governo attraverso un decreto presidenziale del 20 marzo.
Il Sistema politico palestinese si dirige verso una profonda crisi: poche prospettive a breve termine di una leadership palestinese inclusiva che abbia un sostegno pubblico ampio.
Il governo Mustafa potrebbe avere successo nell’incoraggiare la fiducia occidentale e potrebbe anche iniziare alcune riforme governative, ma non può esso stesso invertire la de-democratizzazione dell’Autoritá Palestinese e una scarsa popolarità causata dall’occupazione israeliana e dalle azioni di Abbas per consolidare il suo potere e rimuovere i rivali politici.
Hamas, assieme al Islamic Jihad, PLFP, Al-Mubadara – Palestinian National Iniziative hanno rifiutato il nuovo governo, mosse che amplieranno la crisi della leadership dell’Autoritá Palestinese.
Popular Front for the Liberation of Palestine, il secondo gruppo più grande e la principale forza di opposizione a Fatah all’interno dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. PLFP si considera come un gruppo rivoluzionario socialista, in declino dagli anni 1980 a seguito del collasso dell’Unione Sovietica, che é stato il suo benefattore principale. Il gruppo é stato co-fondato nel 1967 da George Habash, Nayef Hawatmeh, Wadie Haddad e Ahmad Jibril come un’organizzazione ombrello per i gruppi nazionalisti arabi e marxisti-leninisti. Nel 1968 Jibril si separa dal gruppo e fonda il Popular Front for the Liberation of Palestine – General Command (PFLP-GC). Il PFLP elegge i membri del Political Bureau durante la Conferenza Generale, che si tiene in segreto. Si ritiene vi siano 18 membri del Politburo, la maggior parte delle identitá é ignota. L’ultima conferenza si é tenuta nel 2014 e ha rieletto Ahmad Sa’adat come Segretario Generale.
PFLP si oppone alla partecipazione in governi dell’Autoritá Palestinese, ha partecipato alle elezioni legislative nel 2006 vincendo tre seggi con la lista Martyr Abu Ali Mustafa. Il braccio armato del gruppo noto come Abu Ali Mustafa Brigades é particolarmente attivo a Gaza dove combatte assieme ad Hamas e PIJ.
Si oppone alla soluzione due Stati e rivendica la creazione di uno Stato democratico palestinese in tutta la storica Palestina attraverso la lotta armata.
Al-Mubadara – Palestinian National Iniziative si descrive come un movimento democratico di resistenza non-violenta all’occupazione. Co-fondato in opposizione agli Accordi di Oslo negli anni 1990 da Haidar Abdel-Shafi, Edward Said, Ibrahim Dakkak e Mustafa Barghouti. PNI ha storicamente sostenuto la pace con Israele e il diritto di ritorno dei rifugiati palestinesi attraverso una soluzione a due Stati. Tuttavia un significativo spostamento si é verificato quando Mustafa Barghouti (attuale segretario generale) ha sostenuto “uno Stato democratico tale per cui le persone godranno di eguali diritti come quelli in Sud Africa”. PNI gode di uno status di partito consultivo nel Progressive politics – Socialist International ed é membro fondatore della Progressive Alliance.
Alcune figure di alto profilo in Fatah si sono impegnate in colloqui separati con Hamas. Il più prominente Mohammed Dahlan. Attivista di Fatah veterano opposto al presidente Mahmoud Abbas. Ex Capo dell’agenzia di sicurezza interna dell’Autoritá Palestinese in esilio ad Abu Dhabi dopo la rottura con Abbas. Si é allineato con Nasser Kidwa, nipote di Yasser Arafat, é stato rappresentante del PLO alle Nazioni Unite dal 1991 al 2005. Ha giocato un ruolo chiave nel presentare il caso palestinese contro la costruzione del muro da parte di Israele alla Corte Internazionale di Giustizia, che ha poi formulato una advisory opinion dichiarando l’illegalitá del muro nel 2004. Entrambi oppongono Abbas per sostituirlo con una nuova leadership nazionale ad interim per ritornare ad un governo palestinese unito e riformato a Gaza.
Sia Dahlan che Kidwa stanno apponendo pressione ai governi stranieri per sostegno, ma hanno solo un seguito di pubblico limitato. Neppure hanno ottenuto il sostegno di potenze mediatrici influenti come il segretario generale di Fatah Jibril Rajoud ed il segretario generale del PLO Hussei al-Sheikh.
La posizione di Marwan Barghouti sarà la più critica.
Spesso descritto come il “Mandela palestinese” é considerato come uno dei piu forti candidati a succedere a Mahmoud Abbas. Nella prima Intifada, Barghouti era un leader studentesco all’Universitá Bir Zeit implicato in proteste popolari, deportato da Israele in Giordania nel maggio del 1987 é stato l’unico a cui é stato permesso di tornare a West Bank nel 1993 come parte degli Accordi di Oslo. Nel 1994 diventa segretario generale di Fatah a West Bank. Durante la Seconda Intifada, si presume abbia diretto gli attacchi militari contro obiettivi israeliani. Israele lo accusa di aver creato le AMB. Arrestato e condannato a 5 ergastoli da un tribunale militare israeliano nel 2002 per aver orchestrato attacchi contro Israele. Dalla sua prigionia Barghouti é stato attivo nel movimento dei detenuti e ha pubblicato diversi articoli dalla prigione per comunicare con il mondo esterno. Nel 2006, dalla prigione ha contribuito alla bozza del National Conciliation Document of the Prisoners, co-firmato da Hamas (Abdulkhaleq al-Natsheh), PIJ (Bassam Sa’adi) PFLP (Abdel Rahim Mallouh), DFLP (Mustafa Badarneh). Pur essendo Barghouti la figura palestinese piú popolare, finora si é limitato dall’intervenire nelle dinamiche interne a Fatah per la successione ad Abbas.
Le prospettive a breve termine di una leadership palestinese inclusiva sono poche.
Non vi é un meccanismo di gestione del processo di successione ad Abbas, il sistema politico palestinese si dirige verso una profonda crisi. Unitamente ad alti livelli di violenza e ad una crescente emergenza economica, la traiettoria in deterioramento di West Bank complicherà ulteriormente gli sforzi di raggiungere un cessate il fuoco durevole e un giorno ripristinare una strada politica di significato per israeliani e palestinesi.