Libia: situazione politica
La situazione della Libia ci dimostra che gli elementi costitutivi di uno Stato che si studiano sui libri non sono soltanto noiose nozioni da imparare per forza, ma fattori essenziali perché uno Stato possa essere tale. Per cui, la legittimità istituzionale non è sufficiente senza mezzi che fisicamente la proteggano e la mettano in sicurezza. Le milizie, l’esercito libico e gli apparati di sicurezza richiedono un’immediata e estesa riforma da parte del GNA. L’accordo riflette l’importanza di questa dimensione dedicando il più lungo capitolo alla sicurezza (art. 36 – 49). Il processo di organizzazione statale, particolarmente le forze armate e la polizia, non possono co – esistere in parallelo alle milizie che sfidano il monopolio dello stato sull’uso della forza e che lo minacciano continuamente. Milizie che come dicevo prima non sono state prese in considerazione con la scusa che non c’era un leader identificabile.
Bisogna fare in fretta. La scadenza di ottobre 2015, il termine in cui l’HoR cesserà di esistere se non venisse raggiunto un accordo, incombe e qualcuno nel campo pro – GNC pensa a far stallare il processo nella speranza che dopo Ottobre la comunità internazionale possa garantire loro un riconoscimento. E non da ultimo la fine del mandato di Leon.
Reazioni alla nuova bozza dell’accordo politico.
Dichiarazione del HoR che sospende la partecipazione ai colloqui, accusando Leon di essere flessibile con le richieste degli Islamisti alle quali conferiva molto più potere.
Comunicato del Fatwa House Research and Sharia Studies Council (RSSC) di Tripoli, rilasciata il 18 settembre 2015, in cui si sostiene che è necessario porre subito molta attenzione ad alcuni articoli contenuti nella bozza. Il Consiglio esprime sconcerto perché nella bozza non c’è nessun chiaro impegno per la Sharia e non indica che tutto ciò che si oppone alle leggi islamiche è inaccettabile ed invalido. Il Consiglio quindi invita il GNC ad essere cauto e di studiare attentamente la bozza da cui dipende il destino del paese. Inoltre chiedono alle parti della negoziazione che si definisca il termine “terrorismo” prima di finalizzare la bozza, in modo tale da non essere suscettibile di interpretazioni individuali. Sottolineando quindi che ogni disputa che potrebbe insorgere nell’interpretazione del testo dopo l’approvazione sia deferita ai libici, ai giudici libici e non a parti esterne (straniere ndr.) La dichiarazione si conclude con un ulteriore richiesta di dare priorità all’interesse nazionale e che il dialogo non sia motivo per “forze esterne” di intervenire per dominare la Libia.
Khalifa al – Ghawi (nominato Primo Ministro del GNC dopo che Omar al – Hassi era stato rimosso a fine marzo) dichiara che Leon è parte del problema libico, che questi illegittimi e sospetti incontri fuori dalla Libia contribuiscono alla frattura dell’unità libica e aumenta le differenze.
Il capo dei Al – Bayda Revolutionaries Gathering e la Martyr Ali Hassan Al – Jaber, ha dichiarato supporto alla formazione di istituzioni militari e di polizia e rigetta la glorificazione di individui, vuole un consiglio militare e l’esclusione dei combattenti rivoluzionari in ogni circostanza, rifiutando ogni ritorno alla dittatura militare in Libia. Abu Ghafayer, il comandante, rifiuta l’inclusione di ufficiali di sicurezza interna del regime di Gheddafi nel dipartimento di sicurezza, accusando che coloro che combattono per Operation Dignity sono connessi al dipartimento di sicurezza interna.
Non va mai dimenticato che nessuno in Libia condivide gli stessi obiettivi. Gli islamisti radicali e i criminali continueranno a fare del loro meglio per prevenire il processo di transizione. Ricordo che i processi di stabilizzazione e di transizione non si effettuano dalla sera alla mattina, sono complessi, richiedono tempo, perché tutte le istituzioni funzionino a pieno regime e soprattutto perché la popolazione si conformi alle regole di legge e riconosca il governo come suo legittimo rappresentante.