La Russia e il petrolio
La Russia cerca un accordo con l’Arabia Saudita per alzare i prezzi del petrolio, ma la questione siriana rischia di rovinare i suoi piani.
L’economia russa è in caduta libera. La concomitanza delle sanzioni occidentali, i prezzi bassi del petrolio, un debole rublo hanno contribuito alla contrazione dell’economia russa del 3.4 % nella prima metà del 2015.
Non è la guerra in Siria, in se stessa, che manderà Putin in bancarotta. Anche ad un costo stimato di 4 milioni di dollaro al giorno, l’intervento in Siria sarebbe coperto da ingenti somme di denaro confluite nel budget della difesa russo. Secondo un calcolo fatto dal Financial Times: anche se la Russia continuasse i suoi attacchi aerei per un anno completo, userebbe meno del 3% dei fondi del budget della difesa nazionale nel 2016.
L’accordo con l’Arabia Saudita
Il problema economico russo potrebbe venire da un’altra parte. In estate, Mosca si è mossa per raggiungere un accordo con l’Arabia Saudita e altre nazioni OPEC per far alzare i prezzi del petrolio. Tuttavia l’impegno russo in Siria e il suo focus su operazioni militari su gruppi che sono sostenuti da Riyadh rendono molto più difficoltoso il raggiungimento di un accordo. Considerando che la Russia fa affidamento su ricavi derivati dal petrolio per metà del suo budget nazionale, le speranze di Putin di far risalire l’ economia domestica non saranno positive se non ci sarà un aumento dei prezzi del petrolio. Inoltre, la Russia è già coinvolta in una “guerra dei prezzi” con l’Arabia Saudita, dal momento che entrambi i paesi stanno cercando di vendere il greggio a prezzi molto molto scontanti all’ Europa per catturare quote di mercato lì.
La Russia nel labirinto siriano
Al di là del “fronte petriolio” è verosimile che i sauditi e gli stati del golfo risponderanno alle strategie della Russia in Siria aumentando il loro supporto ai ribelli siriani. L’Arabia Saudita e gli stati del golfo, presenti sulla scena internazionale per arginare la Russia, avevano messo la Turchia in ultima fila, ed è questo il motivo per cui Erdogan ha deciso di abbattere l’aereo russo. La Turchia voleva disperatamente essere protagonista nelle vicende della regione già all’inizio della guerra civile in Siria nel 2011, ma non ci è mai riuscita. La questione dei curdi è un tarlo per Erdogan ed è disposto a tutto, anche ad un gesto azzardato come quello di abbattere un aereo russo, pur di non riconoscere neanche una zolla di terra ai curdi. La Russia ha risposto accusando la Turchia di voler proteggere il suo mercato illecito di petrolio con l’ISIS.
E’ difficile leggere questa situazione come qualcosa di positivo per Mosca, piuttosto la strada che pare stia intraprendendo la Russia sia più verso un isolamento nel Medio Oriente che verso una sua espansione. Malgrado si sia sforzata di dipingersi come il “mediatore” della questione siriana.
Il ruolo della Russia in Siria, come è spesso il caso negli interventi in Medio Oriente, potrebbe essere molto più lungo di pochi mesi.
Le ricadute dai primi due mesi di combattimenti in Siria per la Russia sono state: i civili russi morti nell’attentato in Sinai, aumento delle tensioni con gli stati del golfo o ora con la Turchia. Tutto ciò rischia di fare di Mosca un prigioniero degli eventi sul terreno in Siria e delle negoziazioni di Vienna sul futuro della Siria. Una volta entrati in questo tipo di guerre è difficile uscirne.