La strategia tridimensionale della Russia
La Russia occupa una posizione insolita sul palcoscenico mondiale. Con il Presidente Vladimir Putin, Mosca ha ripetutamente dimostrato di avere la capacità di destabilizzare l’ordine internazionale, ma non quella di riempire il vuoto che sta creando.
Ciò che attira l’attenzione è l’utilizzo da parte di Mosca della vendita di armi e di contratti militari come mezzo di costruzione di legami con Paesi in Asia, Africa e America Latina.
Anche se Mosca mantiene un’ingrombante influenza sul palcoscenico globale, a casa il malcontento cresce. Putin ha dominato la scena politica russa per più di due decadi, ma la sua popolarità sta diminuendo tra la lenta economia e lo sforzo di riforma pensionistica profondamente impopolare. Questo potrebbe aprire la scena ai suoi oppositori politici per richiamare l’attenzione sulla corruzione e la violenza che hanno contraddistinto il suo mandato.
Strategia globale
La Russia ha scovato dei modi creativi per fare il passo più lungo della gamba negli affari globali.
La disinvoltura dello schieramento delle forze speciali russe lungo la frontiera della Libia con l’Egitto, per fornire armi al Generale Khalifa Haftar, le cui forze dominano la parte est della Libia, potrebbe sembrare un fatto minore, in realtà è emblematico delle importanti tendenze della politica estera revanscista russa.
Quando Gheddafi controllava la Libia dal 1969 al 2011, era un eccellente cliente di armamenti e consulenza militare russa. Nel caos dopo la sua deposizione e poi morte, l’ambasciata russa a Tripoli fu attaccata e tutti i diplomatici e le loro famiglie ritirate. Sembrava che Mosca avesse dichiarato la Libia irrecuperabile. Ora, sta rientrando in questo ambiente politico caotico in Nord Africa come parte di una strategia globale tridimensionale costruita per rafforzare la Russia politicamente, arricchirla economicamente e permettere di spingere in avanti il suo peso in un ambiente di sicurezza che cambia rapidamente.
Le dimensioni della strategia tridimensionale russa
La prima dimensione è l’intimidazione. Focalizzata sulle nazioni vicine, particolarmente quelle che una volta erano parte dell’Unione Sovietica o del vecchio impero russo, tale dimensione è progettata per assicurare che i governi vicini siano amichevoli e servili o almeno timorosi di Mosca. Ciò riflette il bisogno della Russia di zone cuscinetto di sicurezza attorno alla sua periferia, una geografia che le permise di essere invasa molte volte nel passato.
L’intimidazione russa assume una serie di forme, inclusa la pressione economica, gli attacchi cyber, come quello del 2007 all’Estonia e quelli del 2017 all’Ucrania, l’aggressione proxy da parte di alleati locali, spesso di etnia russa sparpagliati nel vecchio impero russo e sovietico e in casi estremi come quello della Georgia del 2008: l’intervento militare diretto.
Oggi è l’Ucraina l’obiettivo principale dell’intimidazione russa, ma altre nazioni vicine con meno capacità di resistere, hanno, ad un livello o un altro, ricevuto il messaggio. Anche Paesi che non hanno seguito l’esempio della Bielorussia e diventate completamente accondiscendenti verso Mosca cercano ancora di evitare il più possibile la sua ira.
La seconda dimensione è l’indebolimento dell’ordine mondiale costruito dall’Occidente, particolarmente attorno al Mediterraneo. Come l’intimidazione dei vicini, questo riflette dal strategia sovietica dalla Guerra Fredda. Parte dal suo ostruzionismo politico, utilizzando il veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per delegittimare o ostacolare gli sforzi collettivi americani ed europei per prevenire il genocidio durante la guerra civile libica; per arrivare ad apporre pressione al presidente siriano Bashar al-Assad affinchè lasciasse il potere, o almeno per negoziare la fine della disastrosa guerra civile in quel Paese.
Il collasso del Vecchio ordine nel Medio Oriente ed in Nord Africa sta creando mercati nuovi ed in espansione per armamenti russi e influenza.
La Russia utilizza differenti metodi per indebolire direttamente gli Stati Uniti e le nazioni europee, affidandosi fortemente alla guerra d’informazione per alimentare le divisioni politiche occidentali e minare la fiducia nelle istituzioni politiche. La “fabbrica dei troll” nei social media e la propagazione russa di “fake news” hanno influenzato le elezioni occidentali ad un grado significativo e forse anche decisivo. Mentre la Russia non ha creato quella sorta di iper-partigianeria ed eroso il volere nazione che sta indebolendo gli Stati Uniti ed altre nazioni europee a livello locale, essa le ha sfruttate in maniera più efficace rispetto a quanto avrebbe potuto l’ideologicamente limitata Unione Sovietica. Ciò è stato possibile a causa dell’assenza di una difesa collettiva chiara e definita degli Stati Uniti e degli alleati europei contro la guerra politica della Russia e dell’esistenza di leader politici occidentali, movimenti ed organizzazioni, disponibili a tollerare la manipolazione della Russia (fino a quando li beneficia).
La terza dimensione è la più commerciale: creare e proteggere i mercati per la vendita di armi. Questo è il motivo, reale, per cui Mosca sta cercando di tornare in Libia e, più importante, perché protegge Assad. A parte le armi, pochi beni fabbricati in Russia sono competitivi nell’economia globale; ciò la spinge ad affidarsi alle materie prime ed alle esportazioni energetiche. I leader russi sanno che un grande potere – uno status che vogliono disperatamente – deve fare di più che vendere merci.
La Russia può portare a termine questa dimensione della sua strategia perché le sue armi sono competitive nel mercato globale e, più importante, non ha alcun dubbio su chi siano i suoi clienti. Compratori come Haftar, Assad hanno poche altre scelte. Dal momento che le armi russe sono state collaudate nel loro utilizzo nella guerra civile siriana, Mosca sta cercando di aprirsi il mercato in nazioni che un tempo compravano armi solo dagli Stati Uniti e dall’Europa. Questo elenco include gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrain, il Qatar, l’Arabia Saudita e la Turchia.
La Russia ora vende armi a più di 50 Paesi e organizzazioni politiche
Queste tre componenti della strategia russa si rafforzano vicendevolmente e formano un piano globale efficiente e coerente, indebolendo l’Occidente politicamente, se non strategicamente, Mosca espande il suo mercato potenziale per la vendita globale di armi. Le esportazioni di armi, a loro volta producono denaro contante che può essere utilizzato per potenziare l’esercito russo e mettere a tacere ogni opposizione domestica al presidente Vladimir Putin, creando un flusso di denaro per alimentare la fedeltà delle élite russe. Piuttosto che minacciare la Russia o esserci qualcosa che Mosca vuole aiutare ad affrontare, il collasso in corso del vecchio ordine nel Medio Oriente ed in Nord Africa sta creando nuovi mercati in espansione per gli armamenti russi, e a sua volta, influenza.
Nel breve periodo, tuttavia, la Russia probabilmente non vuole completare la rovina dell’ordine globale esistente dal momento ciò avrebbe come risultato il caos, ma vuole indebolire il sistema. Ciò ci suggerisce che fino a quando gli Stati europei e gli Stati Uniti rimarranno incerti sul loro ruolo nell’ordine internazionale post-guerra, la Russia perseguirà la strategia tridimensionale che ha reso una nazione con una profonda debolezza politica ed economica un giocatore globale.