Gennaio 3 2016

Pena di morte: chi è senza pena scagli la prima pietra

pena di morte

La pena di morte è una pratica diffusa in tutto il mondo: l’Iran che oggi appare il difensore dei diritti umani, solo nel 2014 ha giustiziato 289 persone tra cui minorenni.

La pena di morte, diffusa in tutto il mondo, continua a mietere vittime. Che sia praticata con la decapitazione, la folgorazione, l’impiccagione, l’iniezione letale o addirittura da un plotone d’esecuzione che spara dietro alla nuca, non smette di togliere la vita a persone per reati anche inesistenti, come la stregoneria in Arabia Saudita.

In molti paesi incluso l’Iran, la Malesia e Singapore, la pena di morte è la sola condanna permessa per alcuni reati di droga. Nel gennaio del 2015, l’Indonesia ha compiuto la prima esecuzione dal 2013, con il nuovo presidente Widodo che ha detto che non ci sarà clemenza per coloro che verranno condannati per crimini di droga. Nel 2015, 14 persone sono state giustiziate da plotoni d’esecuzione, tutti per aver commesso crimini legati alla droga.

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Cina

La Cina è, al mondo, il paese che conduce le più atroci esecuzioni, in segreto e per motivi politici. Il sistema di pena di morte in Cina, rimane un segreto di stato. Le autorità cinesi hanno usato la pena di morte per punire i dissidenti della regione dello Xinjang. Nella sua campagna chiamata: “strike hard”, il governo cinese ha giustiziato almeno 21 persone. Di queste, tre condannate alla pena di morte in uno stadio, a morire di fronte a migliaia di persone.

Iran

L’Iran continua a giustiziare i giovani criminali, i trafficanti di droga e gli attivisti dell’opposizione (in segreto). Il governo iraniano ha giustiziato 289 persone nel solo 2014, anche se altre fonti indicano un numero maggiore pari a 743. Nella costante violazione dei diritti umani, l’atrocità non si ferma, perchè in moltissimi casi il governo iraniano si rifiuta di restituire il corpo alla famiglia.
Almeno 14 persone giustiziate in Iran sono al di sotto dei 18 anni nel momento in cui, presumibilmente, hanno commesso il crimine, l’Iran continua ad ignorare le norme di diritto internazionale che vietano l’esecuzione di giovani criminali. Inoltre, le autorità iraniane hanno giustiziato numerosi prigionieri per reati minori, per aver insultato il profeta, ostilità a Dio o per essere membro di un gruppo non armato di opposizione. Molti processi hanno avuto come risultato la sentenza della pena di morte, senza conformarsi agli standard internazionali per un giusto processo.

Arabia Saudita

La monarchia saudita prevede costantemente e senza il minimo scrupolo la pena di morte per: magia, stregoneria, adulterio e attivismo politico. Metà delle esecuzioni nel 2014 sono state per questi crimini ai quali si è aggiunto anche la pena di morte per il rapimento. Le autorità della monarchia saudita utilizzano la pena di morte anche per coloro che protestano contro la monarchia, spesso adducendo come giustificazione la prevenzione del dissenso. Il numero di persone giustiziate per crimini legati alla droga in Arabia Saudita è tra i più alti nel mondo, aumentando dal 4% nel 2010 al 47% nel 2015. Le esecuzioni sono usualmente compiute con la spada: le persone vengono decapitate spesso in pubblico.

Stati Uniti

Negli Stati Uniti, si continua a giustiziare con le iniezioni letali, peraltro senza riguardo per le disabilità; sono numerosi i casi di esecuzioni di prigionieri affetti da disabilità mentale, in violazione del diritto internazionale. La mancanza di droghe per le iniezioni letali, peraltro, ha significato un’esecuzione “raffazzonata”. I rapporti di queste esecuzioni sono a dir poco raccapriccianti, si legge di condannati a morte, che in attesa di morire leggono un libro o che muoiono tra atroci sofferenze.

L’ipocrisia dei governanti sulla pena di morte

Ci auguriamo che la notizia riportata dal Corriere della Sera in cui si dice che la Mogherini ha chiamato il ministro degli esteri iraniano Zarif per dirgli: “non si deve risparmiare alcuno sforzo da parte di tutti per tenere la situazione sotto controllo ed evitare un’escalation delle tensioni settarie“, sia una burla. C’è da scandalizzarsi e allarmarsi per l’uso della pena di morte prima che per l’assalto all’ambasciata saudita a Tehran. Oppure la pena di morte va bene, ma appiccare il fuoco no? L’ipocrisia dei governanti sulla pena di morte è esecrabile: sarebbe stato meglio che l’alto rappresentante per la politica estera europea chiamasse il monarca saudita e gli facesse notare che la pena di morte in un numero di 289 esecuzioni in un anno viola decisamente i diritti umani. Oppure adottare la strategia di molti altri governanti che sull’argomento: “pena di morte” semplicemente tacciono facendo finta che non esista alcun problema a riguardo.

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Pubblicato Gennaio 3, 2016 da barbarafaccenda nella categoria "politica internazionale

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Esperto politica internazionale

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