Nord Corea inizia l’anno con i botti… nucleari!
Nord Corea inizia l’anno con il quarto test nucleare. L’unico stato al mondo convinto che la sua esistenza come stato autonomo derivi dal possesso di armi nucleari.
Un regalo di compleanno posticipato è quello che si è fatto Kim Jong – un: solo due giorni dopo il suo compleanno fa fare un altro test nucleare, per dimostrare che il Nord Corea non sta costruendo un paio di bombette nei sotterranei, ma vuole avere le più moderne, sofisticate e letali bombe nucleari che il suo programma possa raggiungere. Questo è il quarto test nucleare del Nord Corea dal 2006 ed è il terzo durante l’amministrazione Obama. Le sanzioni internazionali dopo i tre test nucleari non stanno affatto ritardando lo sviluppo del programma. Il leader nord coreano lo scorso dicembre ha dichiarato che il suo paese deve diventare: “un potente stato di armi nucleari pronto a detonare la bomba ad idrogeno”. Potrebbe essere una dichiarazione fasulla e non ci sorprenderebbe perché siamo abituati al tintinnio di sciabole del regime. E’ possibile che il Nord Corea abbia un’arma “più potente”, una che usi una piccola quantità di fusione per sostenere il processo di fissione.
Prima di ragionare in qualsiasi modo a proposito della leadership nord coreana e delle sue mosse, chiariamoci alcuni punti fondamentali quando si parla di bomba ad idrogeno.
Cosa è una bomba ad idrogeno?
Usa la fissione nucleare per dividere atomi e produrre energia. Dopo la detonazione, questa energia viene rilasciata risultando in una grande esplosione. Hiroshima e Nagasaki ve le ricordate? Ecco lì fu utilizzata la bomba ad idrogeno.
Tuttavia le bombe ad idrogeno, possono avere una varietà di configurazioni. Conosciuta anche come bomba termonucleare, generalmente comprendono un sistema di strati dove un’esplosione ne provoca un’altra – come la fissione nucleare o la fusione nucleare. In un tipo di bomba ad idrogeno, la reazione di fissione emette raggi X che provocano la fusione di due isotopi d’idrogeno, trizio e deuterio. Questo a sua volta provoca un enorme rilascio di energia. Queste sono considerevolmente più potenti delle bombe atomiche.
Come si fa a sapere che si è detonata una bomba?
Grazie alle letture sismologiche da una varietà di sismometri nel mondo. Questi sono capaci di rilevare forme d’onda da grandi eventi sismici. In questo caso, la forma d’onda inizia all’improvviso e poi sbiadisce, coerente con un’esplosione, e non con un evento naturale come un terremoto.
Era una bomba ad idrogeno?
Le letture sismologiche, tra i 4.9 e i 5.1, sono consistenti con i loro test precedenti, che erano di bombe al plutonio. Il Nord Corea, tuttavia, dichiara che era una bomba ad idrogeno “rimpicciolita”. Gli esperti sono scettici. Potrebbe essere che Il Nord Corea menta, come dicevamo all’inizio, oppure che sono diventati più efficienti con la fissione. Potrebbe anche essere che la parte di idrogeno del test non ha funzionato molto bene ovvero la parte di fissione non ha funzionato benissimo.
Il Nord Corea è nella politica internazionale una categoria a sé stante
E’ l’unico stato che si è formalmente ritirato dal Trattato di Non Proliferazione nucleare. Le armi nucleari sono parte delle disposizioni della sua costituzione mostrando alcun interesse nel perseguire la denuclearizzazione in termini che per ogni altro paese sarebbero accettabili. E’ l’unico paese a testare armi nucleari nel 21° secolo. Gli sforzi nucleari nord coreani persistono come uno schiaffo in faccia alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e alle sanzioni. La leadership si vanta dell’ampliamento del programma costantemente ed in questi termini “100 per cento basato sul nostro sapere, sulla nostra tecnologia e sul nostro potere, abbiamo alzato orgogliosamente il grado di stato nucleare”.
La leadership nord coreana ha perciò convinto essa stessa che la sua esistenza come stato autonomo deriva direttamente dal suo possesso di armi nucleari. Esplicitamente contrasta la sua continua sopravvivenza con il destino di Saddam Hussein in Iraq e Gheddafi in Libia, asserendo che le armi nucleari sono essenziali per assicurare la sopravvivenza del regime. Non sorprende che il Nord Corea caratterizzi presunti disegni maligni di potenze esterne per giustificare i costi prodigiosi di un tale programma e le gravi implicazioni per il benessere dei suoi cittadini.
Cosa può essere fatto? La comunità internazionale, incluso la Cina e la Russia, hanno da tempo attenuato il gioco internazionale di “la colpa è tua”, ripartendosi la responsabilità per la persistenza e l’espansione degli sforzi del Nord Corea. Per il future indefinito, l’obiettivo dovrebbe essere di sostenere una coalizione il più possibile ampia, iniziando con un riconoscimento condiviso che lo sviluppo e la diversificazione dei programmi del Nord Corea è una minaccia comune, non diretta ad un solo paese. Ma interessi collettivi devono essere tradotti in azioni di stati singoli e la volontà di coordinare le loro azioni.
Un’ultima considerazione è d’obbligo:
perché la Cina non fronteggia il Nord Corea?
Tutti gli occhi sono puntati sulla Cina per vedere se il test nucleare produrrà un cambiamento nel supporto di Beijing al regime. Mentre potrebbe causare qualche limitazione d’assistenza nel breve periodo, è improbabile che causerà l’abbandono del Nord Corea da parte della Cina. La ragione risiede nella preoccupazione dei leader più anziani cinesi che se la Cina diventasse troppo intransigente con il Nord Corea esacerberebbe le relazioni bilaterali: Pyongyang si allontanerebbe e Beijing perderebbe quella piccola influenza che ha e le provocazioni inizierebbero ad aumentare. Sebbene la Cina non sia contenta della situazione odierna, mantenere il fragile status quo è preferibile all’incertezza del cambiamento. Anche se Beijing non è stata entusiasta della successione dinastica del dicembre del 2011, l’ha accettata credendo che potesse offrire una sorta di continuità e quindi conduttiva di una stabilità.
Negli ultimi 10 anni la diplomazia cinese nei confronti del Nord Corea si è mossa in due direzioni: non ha pubblicamente condannato il Nord Corea, ha stabilito un forum multilaterale con sei partecipanti: Nord Corea, Sud Corea, Cina, Russia e Giappone e Stati Uniti, per gestire la questione del nucleare nord coreano.
Le imprese cinesi investono un totale di 98.3 milioni di dollari nel Nord Corea. E’ il secondo investitore più grande in Nord Corea.
La politica cinese in Nord Corea sembra soffrire di inerzia e paura di poter rompere il fragile status quo, sostenendo i nord coreani con ogni strumento a disposizione. I leader cinesi preferiscono gestire il “problema nord corea” diplomaticamente ed economicamente, ma non significa che Beijing esiterà ad agire militarmente se gli interessi vitali di sicurezza della Cina fossero messi in pericolo da azioni scellerate dei nord coreani.