L’Ucraina vista dall’Unione Europea
L’Unione Europea (UE) vede l’Ucraina cosi: “non c’è ragione perché persone in Europa stiano al freddo d’inverno”. La frase è del commissario europeo dell’energia tale: Guenther Oettinger il giorno in cui si è firmato l’accordo sulle forniture di gas tra Ucraina, Federazione Russa (Russia) e UE. Si è dimenticato, povero lui, che a Donetsk, Kharkiv, Novoazovsk e in gran parte del sud – est dell’Ucraina tanta gente non si può riscaldare perché non ha le finestre a casa, chi una casa ancora c’è l’ha e non gli è stata bombardata. Non moriranno di freddo ma forse di fame si. Che poi l’accordo privato non è gratis, prevede che Mosca riapra i rubinetti di gas in cambio di pagamenti che verranno finanziati dai creditori occidentali di Kiev. Creditori, non benefattori.
La visione europea della situazione è nella mancanza di accordo tra i ministri degli esteri dell’Unione su ulteriori sanzioni da apporre alla Russia. Per cui senza preoccuparsi più di tanto della Russia o dei ribelli o della gente senza casa senza cibo cosa fa l’Europa? Il 22 luglio 2014 stabilisce una missione denominata EUAM (European Union Advisory Mission for Civilian Security Sector Reform Ukraine) che odi odi serve per assistere l’Ucraina nella riforma del settore sicurezza, incluso la polizia e per la cosiddetta rule of law, cioè la riforma delle regole di legge, ergo, del sistema giudiziario. Il 14 novembre scorso la cerimonia di firma accompagnata dai bei paroloni che sempre si dicono in queste occasioni: “per il bene del popolo ucraino”. Così, da spettatore io avrei apprezzato una missione molto più articolata, accompagnata da qualche aiuto alla popolazione. Ricostituzione di servizi essenziali primari, non cose complesse. Eppure il carrozzone europeo va avanti così con le firme su pezzi di carta. Perché poi cosa fa esattamente l’UE? Ah! si si è spesa per l’accordo di cessate il fuoco. E un altro suo braccio lungo, l’OCSE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea) ha il compito di monitoraggio dell’accordo di Minsk (il nome comunemente usato per denominare l’accordo di cessate il fuoco).
Al G20 in Australia, Obama incontra i leader europei per discutere una risposta coordinata alla Russia e certo perché se ne accorgono ora che la Russia ha violato il diritto internazionale, perché fornire armi pesanti ai separatisti in Ucraina, violando l’accordo di Minsk, sarebbe più grave di aver annesso una parte di territorio di un altro stato con l’uso della forza (vedi Crimea) o violato semplicemente l’integrità territoriale di uno stato sovrano, perché ricordiamoci che i famosi soldati senza insigne in Crimea non parlavano certo portoghese. Quello che trovo per certi versi comico è che seppur in violazione di tante norme di diritto internazionale riconosciute da tutti gli Stati ed anche dalla Russia che tanto si scandalizzò per la questione del Kosovo, Putin è andato allegramente al G20 e anzi nessuno gli ha detto: “oh che ci fai qui non ti ci vogliamo, conformati alle regole senno ciao”. No nient’affatto, strette di mano, sorrisi, foto insieme.
Il presidente ucraino dal lato suo ha ordinato che tutti i servizi statali incluso il finanziamento degli ospedali e delle scuole delle aree controllate dai ribelli nelle regioni di Donetsk e Luhansk siano ritirati. Non so se è chiaro quindi: il governo centrale ritira i finanziamenti agli ospedali di zone completamente distrutte, per farla pratica: se un ucraino va in ospedale deve essere fortunato a trovare un cerotto d’ora in poi. E cosa fa l’Europa? Una missione di sicurezza e nessuno vuole prendersi la responsabilità di incrementare le sanzioni alla Russia. Che ne so una missione di mentoring al Presidente ucraino? Perché poi Poroshenko,non ha finito con i decreti ne indirizza uno al parlamento, chiedendo di revocare la legge che garantisce l’auto – regolamentazione alle regioni di Donetsk e Luhansk. Mi chiedo: perchè ordini che le Regioni tornino sotto la giurisdizione del governo centrale e poi togli i finanziamenti agli ospedali?
In tutto questo circo di accordi e decreti il ministro degli esteri russo, Lavrov, pochi giorni fa, incontra il ministro degli esteri tedesco Steinmeir (non vi chiedete perché non incontra il ministro degli esteri italiano, perché a parte che Gentiloni deve ancora capire chi è lui stesso, confuso com’è sulle sue ideologie politiche/partitiche, ma gli bastano le dichiarazioni della Mogherini a sconfortarlo). In realtà Steinmeir ha proposto un’iniziativa denominata “clearing house” (casa pulita) che prevede lo scambio di informazioni tra le parti dei rispettivi rappresentanti militari.
Nell’ incontro si è anche parlato della cooperazione tra l’UE e l’Unione economica eurasiatica. Lo stesso Steinmeier afferma che ben 28 paesi dell’UE coltivano parecchi pregiudizi su cosa può essere fatto congiuntamente con la Russia. E si eh, avete letto bene, il Consiglio d’Europea con una mano bastona la Russia con le sanzioni e con l’altra le da tante belle carezze autoaccusandosi che ci sono 28 paesi che non gradiscono la Russia, poveri loro. La teoria del bastone e della carota si è rivelata inutile finanche per la cooperazione allo sviluppo, figuriamoci per i rapporti con la Russia. Ritengo che un grande errore del pensiero politico occidentale sia quello di considerarsi sempre più furbi dell’avversario. Se ti metto in ginocchio economicamente con sanzioni non ti vengo a dire che però sarebbe carino cooperare con la tua unione economica, perché l’avversario ben più intelligente di te (ricordiamolo che si è preso un pezzo di territorio di un altro stato in un batter d’occhio) sa che continua a ritenere un enorme vantaggio su di te che non sei coerente con quello che dici. Putin che è un fine giocatore di scacchi sa che le tue mosse saranno sempre a suo favore. La risposta di Lavrov è illuminante a riguardo perché lui asserisce che l’accordo di Minsk doveva essere firmato molto tempo fa, invece di “accusare gli altri di violazioni”. Continua dicendo che l’accordo poi è stato raggiunto da: Kiev e le forze cosiddette di autodifesa e che gli Stati Uniti che hanno dichiarato di sostenerlo avrebbero dovuto fare tutto il possibile e usare la loro influenza perché fosse raggiunta una consistente implementazione del documento. Ecco nella sua ironia e grande tragedia per chi poi vive in quelle zone c’è tutto quello che l’occidente fa fatica a comprendere: il vantaggio dell’avversario. Avere il controllo, se pure attraverso movimenti separatisti del sud- est dell’Ucraina, avendo la possibilità di garantire servizi primari (ricordiamo anche che insieme alle armi pesanti i russi mandano anche aiuti umanitari) sostituendosi a Kiev che gliene fornisce la possibilità su un lussuoso piatto d’argento. Un’ ultima considerazione: una missione di sicurezza per assicurare che Kiev possa garantire la sicurezza nei suoi confini è un aiuto certo, ma un’ implicita (e neanche tanto) ammissione che uno stato sovrano non è in grado di garantire la sicurezza del proprio territorio. Ditemi voi che visione ha l’Unione Europea della sovranità degli Stati.