Zawahiri c’è! E con lui anche Al Qaeda, malgrado molti l’abbiano dimenticata, forse pensando che si sarebbe disintegrata per lasciare il passo allo “Stato islamico”. I nuovi messaggi di Zawahiri ci raccontano cosa pensa l’ “altra metà del cielo del jihad”.
Sebbene alcuni pensassero che Al Qaeda (AQ) sarebbe letteralmente implosa dopo la morte di Bin Laden, Ayman al-Zawahiri è riuscito a tenerla insieme e in qualche maniera ha migliorato la sua posizione, malgrado la campagna di contro-terrorismo condotta incessantemente dagli Stati Uniti.
Dopo un lungo periodo di silenzio, talmente lungo che qualcuno ha addirittura pensato che Zawahiri fosse morto, nel gennaio del 2016 vengono diffusi dei nuovi messaggi di AQ. Prima però di dare un’occhiata veloce al contenuto, poniamoci questa domanda:
ZAWAHIRI è CAPACE A COMANDARE AL QAEDA?
Ayman al-Zawahiri nasce nell’élite egiziana, da padre medico, uno zio Grand Imam di al-Azhar (il centro di studi islamico in Egitto), il nonno materno presidente dell’Università del Cairo. In un tempo in cui molti dell’élite egiziana abbracciavano una identità più secolare, la famiglia di Ayman rimaneva una famiglia di pii musulmani. Ayman era uno studente brillante ma anche disinteressato a proseguire la tradizione di famiglia e diventare un dottore. Si fa coinvolgere subito dalla politica e forma la sua prima cellula rivoluzionaria all’età di 15 anni. Ispirato dall’esecuzione di Sayyd Qutb, Zawahiri si unisce ad altri giovani egiziani radicali che volevano far diventare il paese uno Stato islamico, critici dell’accordo con Israele del presidente egiziano Sadat formano l’Egyptian Islamic Jihad (EIJ). I membri di questo gruppo assassinarono Sadat nel 1981, provocando non solo una massiccia repressione ma anche l’arresto di Zawahiri stesso. Ayman fu torturato in prigione e svelò informazioni sui suoi compagni.
Per molti anni Zawahiri si focalizzò sul rovesciare il governo egiziano, appariva come il più improbabile leader di AQ. Nel 1993 dichiarò che l’obiettivo primario del gruppo era quello di stabilire uno Stato islamico in Egitto, asserendo che le finalità di EIJ si concentravano essenzialmente sul nemico vicino: i regimi apostati del Medio Oriente, e non sul nemico “lontano”: gli Stati Uniti. Avendo visto come gruppi egiziani ripetutamente fallivano nell’orchestrare un coup, scatenare una rivoluzione popolare o creare un gruppo rivoluzionario, Zawahiri sviluppa una sorta di sacro rispetto per la segretezza, la pianificazione e l’addestramento considerandole come le chiavi per il successo.
Attraverso AQ, EIJ otteneva l’accesso al denaro di Bin Laden e ai campi di addestramento, soprattutto ai cosiddetti safe heaven.
Quando EIJ si trovò sotto forte attacco da parte del governo egiziano, per Zawahiri diventò difficile pagare gli operativi, prendersi cura delle loro famiglie o più generalmente sostenere il gruppo. Coltivare legami con Bin Laden permetteva alla sua organizzazione di vivere e combattere ancora. Quando EIJ sembrava sbiadirsi, Zawahiri si associò sempre di più con AQ, prima come scusa per sfruttare Bin Laden poi per necessità e infine per convinzione. Un jihadista egiziano riporta che Bin Laden sostenne che gli attacchi in Egitto erano troppo costosi in termini di vite, di denaro e che Zawahiri avrebbe dovuto rivolgere le armi della sua organizzazione sugli Stati Uniti ed Israele. Nel corso del tempo Zawahiri abbracciò questo tipo di ragionamento. Parte di questo cambiamento potrebbe essere stato determinato da un mutamento ideologico genuino, ma il collasso degli sforzi in Egitto, unitamente all’aggressiva assistenza americana per distruggere la rete EIJ al di fuori dell’Egitto, spingono Zawahiri a cambiare l’obiettivo della sua vita. Così nel 1998 EIJ si allea con AQ, cambia le finalità organizzative per accordarle con quelli di Bin Laden e interrompe tutti gli attacchi in Egitto, nel 2001 formalmente i due gruppi si uniscono.
QUAL è LA DIFFERENZA CON BIN LADEN?
Al contrario di Bin Laden, Zawahiri non è carismatico. Nella sua persona e nella retorica che utilizza è più “laborioso” che stimolante. Non ha neppure la stessa storia personale di Bin Laden per ispirare altri. Sebbene sia rispettato per la sua dedizione al jihad, non ha direttamente combattuto i sovietici ed il suo tradimento per altri membri del EIJ (sotto tortura) diminuisce ulteriormente ogni tentativo di coltivare il mito dell’eroe. Sebbene sia differente nello stile rispetto a Bin Laden, condivide il suo pragmatismo. Più pedante e dogmatico dell’ex leader di AQ, Zawahiri ha ripetutamente mostrato che può imparare dai suoi errori e si è dimostrato capace di lavorare con gruppi che non sono ideologicamente alleati.
Cogito ergo sum. Il pensiero di Zawahiri attraverso i suoi video messaggi.
Gennaio 2016: quello che potremmo chiamare l’ufficio stampa di AQ: Sahab, diffonde tre nuovi messaggi di Ayman al Zawahiri: due messaggi audio e una dichiarazione di 7 pagine.
Nel primo messaggio audio, di 7 minuti, dal titolo: “Al Saud, assassini dei mujahideen”, Zawahiri incoraggia il popolo saudita ad insorgere contro la monarchia e critica il governo saudita per l’esecuzione di più di 40 prigionieri agli inizi del mese di gennaio. Il leader di Al Qaeda asserisce che l’uccisione di più di 40 mujahideen e del prominente religioso sciita Nimr al Nimr è stata eseguita per servire gli interessi degli Stati Uniti e dei “crociati”. Il messaggio di Zawahiri è preceduto dal filmato di una riflessione di Anwar al Awalaki, un ideologo di Al Qaeda nella penisola arabica che fu ucciso da un drone americano nel 2011. Il video serve ad enfatizzare l’importanza del martirio sulla scia delle esecuzioni del governo saudita. Awlaki afferma: “il martirio è come un albero, frutti crescono e maturano e poi arriva il tempo per raccogliere questi frutti. Questo accade in stagioni specifiche. E’ cosi che gli schiavi di Allah passano attraverso stadi fino a quando raggiungono la fase in cui è tempo per loro diventare martiri”.
Il video si conclude con un’ultima frase di Awlaki: “perciò l’albero del martirio nella Penisola Arabica ha già frutti maturi su di esso ed il tempo per raccoglierli è venuto, così l’Onnipotente Allah prenderà da questi martiri”. Queste parole, anche se sono state utilizzate in precedenza, servono a spiegare il presunto valore dei martiri di Al Qaeda.
Il secondo messaggio audio è l’episodio 8 della serie di Al Qaeda “Primavera islamica”, lungo più di 24 minuti. Zawahiri si concentra fondamentalmente sul Sud Est Asia, specialmente l’Indonesia, Malesia e le Filippine. Statuisce che la regione ha bisogno di un risveglio jihadista come le altre parti del mondo. Il messaggio si apre con un video di un’intervista rilasciata alla CNN di Amrozi Nurhasyim, indonesiano imprigionato e giustiziato per il suo ruolo negli attentati di Bali nel 2002 in cui furono uccise 202 persone di cui 88 turisti australiani. La fine del video ritrae gli autori dell’attacco a Bali e Abu Bakar Bashir, un religioso radicale jihadista.
La terza dichiarazione include la condanna scritta di Zawahiri dell’Arabia Saudita per il suo ruolo nella guerra siriana.
L’ultimo messaggio viene diffuso da Sahab il 25 agosto; è il terzo episodio della serie: “brevi messaggi per una Ummah vittoriosa”. Nel primo episodio della nuova serie Zawahiri maledice i Fratelli Musulmani egiziani, nel secondo chiama i musulmani al supporto dei talebani afghani e respinge la recente presenza dello “stato islamico” in Afghanistan. Nell’episodio: “Abbiate timore di Allah in Iraq”. Il leader di AQ si aspetta chiaramente che lo “Stato islamico” continui a perdere terreno, argomentando che i sunniti dell’Iraq dovrebbero riorganizzarsi per una guerriglia protratta allo scopo di sconfiggere l’occupazione iraniana delle regioni, cosa che hanno già fatto in precedenza.
Le critiche di Zawahiri sull’approccio dello “Stato islamico” nel dichiarare il jihad in Iraq durano in tutto 4 minuti. Ayman sottolinea come AQ e lo “Stato islamico” abbiano sviluppato strategie molto differenti nell’intraprendere il jihad. Dove AQ vuole essere vista come una forza popolare rivoluzionaria, servendo gli interessi dei musulmani, lo “Stato islamico” si propone come un regime autoritario che cerca apertamente di imporre il suo volere alla popolazione.
I leader di AQ ritengono che la metodologia dello “Stato islamico” nel portare avanti il jihad aliena le popolazioni musulmane, situazione che facilita i nemici nel distruggere i sunniti.
Zawahiri ritiene che gli jihadisti in Iraq “debbano rivedere le proprie esperienze per evitare di commettere gli errori che li hanno portati alla separazione dalla comunità islamica. Questi errori hanno portato i jihadisti a cadere negli abissi dell’estremismo e del “takir” (la pratica di dichiarare altri musulmani come non credenti)”.
Zawahiri afferma che “la battaglia è una”
Il leader di AQ collega il jihad in Iraq con quello in Siria rilevando che i mercenari e le milizie appoggiate dall’Iran combattono in entrambi i paesi. Afferma, inoltre, che l’Iran e i suoi alleati cercano di annientare i sunniti in tutto il Medio Oriente. Sostiene che i sunniti sono stati torturati e decapitati in Iraq con il pretesto di combattere lo “Stato islamico” di Baghdadi, ma la vera ragione è da ritrovarsi nell’espansionismo dell’Iran.
Zawahiri afferma che gli iraniani e gli americani hanno raggiunto un accordo che permetterebbe alla “coalizione crociata-iraniana-alawita (l’alleanza occidentale, l’Iran e le forze del regime di Assad) di inghiottire l’intera regione.
Sebbene Sahab abbia sofferto di ritardi nella produzione dei comunicati negli ultimi due anni, la recente diffusione di tre episodi della serie di Zawahiri: “brevi messaggi per una vittoriosa Ummah”, indica che l’apparato ufficiale di comunicazione della leadership di AQ è tornato in pista, in grado di diffondere regolarmente contenuti.