Marzo 8 2015

Che cos’è il terrorismo? (versione aggiornata)

terrorismo

Il terrorismo è una tecnica usata da molti, differenti tipi di gruppi.

Quando parliamo di terrorismo internazionale ci riferiamo agli atti perpetrati da attori internazionali, da organizzazioni transnazionali, distinguendolo così dal terrorismo domestico, cioè interno ad un singolo stato. Il terrorismo domestico non è oggetto di vasta copertura mediatica come il terrorismo di attori internazionali, ma conta per una larga maggioranza di attacchi.

Il terrorismo è una tecnica che è stata usata per millenni, da differenti gruppi che si sono adattati al mutamento delle circostanze. Le organizzazioni transnazionali oggi, si sono evolute in reti che forniscono una mutua assistenza. Al Qaeda prima e lo stato islamico poi hanno strutture di rete. Altri gruppi terroristici hanno sviluppato legami con le organizzazioni criminali, specialmente quelle coinvolte nel traffico della droga o nel traffico di esseri umani.

Terrorismo internazionale: definizione giuridica

Una delle questioni più controverse e dibattute è la definizione giuridica di terrorismo internazionale. Il Consiglio di Sicurezza ha quasi sempre evitato di fornire una definizione: si è assunto, autoritariamente il potere di stabilire, a prescindere da qualsiasi definizione, quali individui o gruppi o quali precisi atti debbano essere qualificati come “terroristi” per poi adottare le misure repressive. Il problema principale della definizione di terrorismo internazionale condivisa dalla comunità internazionale sta nella circostanza che molti vogliono escludere gruppi che appoggiano, finanziano e includere gruppi che vogliono eliminare dalla scena.

I concetti chiave

Tuttavia ci sono dei concetti chiave da tenere bene a mente. Proviamo a dare una definizione di terrorismo relativamente neutrale che riconosce il principio base per cui il terrorismo è una tecnica usata da molti differenti tipi di gruppi. Essa include cinque elementi: (1) l’uso della violenza o la minaccia della violenza (2) da parte di un gruppo organizzato (3) per raggiungere obiettivi politici. La violenza (4) è diretta contro un obiettivo che si estende oltre le vittime immediate, che spesso sono civili innocenti. Inoltre (5) mentre un governo può essere sia il perpetratore della violenza sia l’obiettivo, è un considerato un atto di terrorismo solo se uno dei due attori non è governativo.

Sebbene l’organizzazione sia necessaria per il successo nel raggiungimento degli obiettivi, individui potrebbero operare in affiliazione con un gruppo. Anders Breivik, il norvegese di estrema destra che mise una bomba ad Oslo e andò in giro a sparare contro i giovani membri del partito labourista, si vedeva come un soldato di un’ ampia guerra contro i musulmani invasori dell’Europa e dei loro alleati locali e dei politici di sinistra.

Categorizzare gruppi secondo i loro obiettivi

Non esiste una singola causa che possa spiegare l’insorgenza di questi tipi di violenza. E’ un fenomeno complesso, dalle mille sfaccettature. Le motivazioni però ci danno una chiave di lettura che può essere usata per categorizzare i gruppi nei termini dei loro obiettivi. Le tipologie base sono: religiose, etniche o nazionaliste e ideologiche. Tuttavia ci sono gruppi che più difficilmente possono essere messi in una categoria, proprio per la complessità delle loro motivazioni.

I gruppi religiosi ovviamente sono quelli che nel ventunesimo secolo ci vengono subito alla mente. Deve esservi molto chiaro quello che sto per scrivere: il terrorismo religioso non è limitato alle organizzazioni islamiche, poiché gruppi estremisti di altre tradizioni religiose hanno usato questa tecnica. Facciamo esempi:

– le violente attività del movimento anti – aborto negli Stati Uniti sono basate su punti di vista cristiani;

– il credo cristiano è stato usato per giustificare la pulizia etnica contro i mussulmani in Bosnia;

– un estremista ebreo ha assassinato il primo ministro Yitzak Rabin per aver fatto concessioni ai palestinesi;

– Aum Shrinrikyo voleva attaccare la società giapponese per pulirla dagli impuri.

Poi ci sono i gruppi definiti secondo le loro identità linguistiche ed etniche. Solo per fare qualche esempio: il gruppo basco Euzkadi ta Askatasuna (ETA Basque for Homeland and Freedom) ha iniziato ad usare la violenza nel 1968. Le Tigri del Tamil che volevano l’indipendenza o perlomeno l’autonomia nelle aree dello Sri Lanka dove i Tamil sono la maggioranza.

Cause

Le cause del terrorismo sono, per molti versi, simili a quelle di altre forme di violenza politica (come le rivolte, le ribellioni, i coup d’etat e le guerre civili). Individui nella società  frustrati nella loro incapacità di ottenere quello che ritengono essere per loro il necessario cambiamento, avendo fallito con altri mezzi, ricorrono alla violenza. Ci tengo a sfatare un altro luogo comune: il terrorismo non è prevalente nei paesi poveri, non c’è l’assoluta evidenza che il terrorismo sia legato alla povertà in una relazione sistemica. Le caratteristiche generali di un sistema politico possono essere un fattore. Democrazie con limiti nella sicurezza danno spazio ai terroristi. Una partecipazione politica limitata e la repressione da parte di forze governative. Stati deboli come lo Yemen hanno permesso a gruppi come Al- Qaida nella Penisola Araba di operare pressoché indisturbati, la guerra civile di 5 anni in Siria ha permesso allo stato islamico di penetrare, così come il protratto vuoto di potere in Libia.

Concetti chiave:

1. il terrorismo è una tecnica che è disponibile per differenti tipi di gruppi che perseguono diversi tipi di obiettivi;

2. il terrorismo è un problema che risale a ben prima gli attacchi dell’11 settembre;

3. il terrorismo non è unico dell’Islam e del Medio Oriente.

 

Dicembre 28 2014

La cosmetica del terrorismo

Quello che oggi conosciamo con il nome di : “Stato Islamico” in realtà ha cambiato nome molte volte. Il gruppo ha mostrato ripetutamente la volontà di sfruttare quella che possiamo chiamare la “cosmetica del terrorismo”: attraverso una visibile, vigorosa presenza sul web e l’utilizzo di video scioccanti.

Al Qaeda in Iraq (AQI) sotto il controllo di Zarqawi era diventata molto impopolare nell’Iraq del 2006 e il gruppo aveva bisogno di un rebrand locale, cambiando nome in Stato Islamico dell’Iraq. Il cambiamento del nome riflette anche una importante differenziazione tra esso e l’essenza di Al Qaida.

Nel 1996 Osama Bin Laden dichiara pubblicamente guerra contro gli Stati Uniti come suo obiettivo principale, ma anche alla presenza di infedeli americani nelle varie terre islamiche (prima fra queste l’Arabia Saudita). Nel corso del tempo la sua organizzazione aveva avuto dei rapporti di partneriato con quella di  Zawahiri, il cui interesse principale originariamente si focalizzava sulla rimozione del governo egiziano. Nel 1998 gli obiettivi del gruppo diventarono ancora più specifici: l’uccisione degli americani e dei loro alleati civili e militari in ogni paese dove fosse possibile farlo (attentati alle ambasciate americane in Kenia e in Tanzania).

Lo Stato Islamico è cresciuto e resta un’organizzazione il cui principale e solo interesse è creare e mantenere uno stato islamico in Iraq. Il suo interesse primario è quello di ottenere potere politico e territorio che appunto ricadono poi in quelle che sono le caratteriste di uno Stato, cosi come inteso dal diritto internazionale: territorio, governo effettivo, popolazione; ci sarebbe poi secondo la Convenzione di Montevideo anche la capacità di intraprendere relazioni internazionali con altri stati, ma questo punto viene sempre un po’ lasciato in sordina. E’ chiaro che se uno Stato che fa dichiarazioni di disapprovazione su un certo altro Stato e poi firma accordi commerciali, a parte il ricavo, ne sta riconoscendo comunque la statualità. Provate a pensarci a quanti casi a stelle e strisce ci sono… Il loro unico (apparentemente) attacco contro gli americani è stata la decapitazione di giornalisti americani in Iraq che però è stato giustificato come rappresaglia per gli attacchi aerei americani.

Le organizzazioni estremiste, che per molti ricadono sempre e solo sotto il generico appellativo di: “terrorismo”  (argomento che sarà oggetto di un post specifico), oltre ad avere una struttura eccezionalmente efficiente ed efficace, hanno la capacità di catturare l’attenzione di tutti, di infondere il mostro della paura semplicemente cogliendo la sfumatura adatta. Usando un particolare colore, piuttosto che un messaggio sui social network, che riesce sempre a mantenere alta l’attenzione; e si anche l’attenzione dei finanziatori che si riconoscono nella causa che sia politica o religiosa e che elargiscono ingenti somme di denaro che servono a mantenere l’organizzazione, a comprare armi, persone e perseguire l’ideale a cui tendono.

Quanti hanno cliccato sui quei video su Youtube? Quanti telegiornali hanno mostrato le bandiere nere o uomini vestiti di nero che si aggirano con le armi. Il nero è il colore per antonomasia del cattivo; sì, certo il nero sfina, ma qui proprio non credo si tratti di linea fisica.

*foto tratta dal “Times of Israel”.